Alfredo Conte
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25 Aug
25Aug

Scrivi le prime cinque cose che il lago ti evoca.

È il primo esercizio di scrittura che Ester mi sottopone, quando ancora sono accomodato precariamente sulle tavole della passerella. Di getto elenco nell’ordine:

  1. Frinire di cicale.                                                                                       
  2. Luce soffusa abbagliante.                                                                   
  3. Calma piatta nel lento movimento.                                                              
  4. Il lago è un ambiente dinamico.                                                        
  5. Ma i fiori crescono nell’acqua?

Non sono affatto sicuro di aver centrato l’esercizio, ma sono le prime cose che mi sono passate per la testa. Le ho scritte, perché i primi pensieri sono sempre i più sinceri. Mi soffermo a rileggere l’ultima cosa elencata. 

È una domanda spontanea alla vista di tutti quei fiori che tappezzano la superficie del lago per una larghezza di almeno venti metri dalla riva. La domanda merita una narrazione e una personificazione, come richiesto dal secondo esercizio che mi viene sottoposto. E quindi:

“Ti osservo, macchia di colore, e mi chiedo come fai ad essere così sfacciatamente vitale in un ambiente così apparentemente sonnolento. Si, dico a te, proprio a te, fiore del lago. Non vado via da qui se non mi dici come fai a vivere e galleggiare sull’acqua. E come te, tanti altri uguali a te, così numerosi da formare un prato acquatico. Avrò il tuo segreto, scoprirò il tuo mistero, e non lo farò cercando la fonte della tua linfa vitale. Mi guardo attorno e la mia vista fotografa il paesaggio circostante. E, allora, mi rendo conto che questo lago è uno specchio, un riflesso sull’acqua di tutto quello che è intorno. Tu fiore del lago fai parte dei prati sulle rive, non vivi di vita tua. Tu replichi sull’acqua quello che sulla terraferma non stimola domande. Sei una vita riflessa, come l’immagine di quella casa in lontananza, riprodotta rovesciata al centro del lago. Potrai dirmi, argomentando, che il tuo stelo è su una piattaforma di alghe, appena sotto il pelo dell’acqua, e da lì attingi alla vita. Io non ti credo: tu sei immagine riprodotta perché questo lago è un replicante. È proprio uno specchio d’acqua.”

Forse sono stato troppo severo con questo splendido lago che, naturalmente, vive di vita propria. Ma i riflessi dell’ ambiente circostante sono tali da essere ingannevoli, fuorvianti. In fondo è sicuramente uno specchio, ma fatto di acqua, elemento alla base di tutte le forme di vita conosciute. E c’è tanta vita in questo lago…


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