Alfredo Conte
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04 Aug
04Aug

Brano consigliato: Nascita di un lago di Angelo Branduardi

Me lo trovo davanti, senza preavviso. Ester non mi ha anticipato nulla. Solo un “Babbo ti faccio una sorpresa”. Abbiamo una mattinata a disposizione per stare insieme, prima che io parta. Mi comincia a parlare di un luogo del cuore, a pochi chilometri da Vicenza, dove viene a correre. Non mi aspetto uno specchio d’acqua calmo, una ellissi incastonata nella vegetazione.

Lago di Fimon, comune di Arcugnano, un piccolo bacino naturale, antichissimo, una perla naturalistica. Mia figlia esce dall’auto con un armamentario di block notes e penne. La recente pubblicazione di un mio scritto ha costituito la stura per una sua passione nascosta, un fiume carsico che trova la luce del sole. Mi indica una passerella che si sporge sul lago. Ci sediamo sulle scomode tavole di legno. 

È un esercizio di scrittura condivisa sulle sensazioni che quello specchio d’acqua ci suscita. La prima impressione è che non ho più l’età per stare seduto per terra con le gambe incrociate ed un foglio in mano. Vedo mia figlia scrivere, la interrompo e la invito ad accomodarci nel vicino bar. 

Finalmente, al riparo da sole, in posizione più comoda, riesco a “vedere”. Questo lago è un microcosmo di cui non ho precedenti ricordi se non, in piccolo, nei laghetti dei parchi pubblici. Ma qui è tutto naturale, non c’è traccia dell’ intervento umano, è tutto in armonia. 

Per me è un’ esperienza primaria. È vero, io privilegio il flusso, il “tutto scorre”, sarà la mia natura inquieta. Ma queste acque quiete, in lento movimento, stimolano il pensiero "paludato", quello che lascia sedimenti vitali. 

In fondo il flusso scorre via, rimangono solo tracce visive, buone per un fugace ricordo ma che non mettono radici. E qui non c’è traccia di caducità. È un mondo a sé, solido, e, in questo momento, io ho voglia di punti fermi.

Come la ragazza che mi sta accanto intenta a scrivere di un traghettatore, di anime inquiete, in una versione gotica del lago…

La magia della scrittura è questa: narrare in maniera completamente diversa la stessa emozione. 

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